venerdì 21 maggio 2010

Risate politiche

Il ministro Calderoni che propone un taglio del 5% degli stipendi dei parlamentari, Gasparri propone la devoluzione di tre stipendi, l’ex ministro Scajola che smentisce le dichiarazioni della moglie secondo la quale il marito non è andato dai magistrati per coprire personaggi più influenti del marito. Tutta roba da ridere! Come una barzelletta sono tutti coloro nel PdL, a cominciare da Berlusconi, che invitavano Scajola a rimanere al suo posto e che oggi definiscono ridicole e grottesche le sue affermazioni quando ha detto di essersi dimesso per accertare se qualcuno veramente lo aveva aiutato a pagare la casa con vista Colosseo! Sentire, oggi, alla televisione Capezzone e la Mussolini che prendono le distanze da Scajola, anche questo è ridicolo. E’ tardivo, come sono tardive e demagogiche le proposte di Calderoni e Gasparri. Una proposta seria sarebbe quella di rinunciare da parte dei parlamentari almeno al 30% dei loro stipendi e delle loro pensioni, se vogliono essere in linea con il resto del Paese, con chi è rimasto senza lavoro, con chi è in cassa integrazione, con quegli operai e imprenditori che si sono tolti la vita a causa della crisi, con quelle famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese. Ad Alatri cominciamo con il togliere il direttore generale, che costa 90 mila euro l’anno, o dimezzandogli lo stipendio, se volgiamo essere vicino alle famiglie Alatresi. Oggi non c’è bisogno tanto di gesti simbolici, quanto di esempi concreti di condivisione della situazione di difficoltà del Paese. Solidarietà e partecipazione vera, altro che segnali formali, solo esteriori. Una decisione seria sarebbe quella di tagliare tutti i costi della politica, che sono quelli legati al suo contorno, a tutti quei benefici che costano molto, molto di più di una macchina blu utilizzata per il ruolo istituzionale ricoperto. Ma chiedergli questo è troppo! Com’è troppo evidentemente chiedere che non ci devono essere leggi ad personam, che proteggono i ministri dalla legge, quella legge che deve essere uguale per tutti, ministri e semplici cittadini. Cominciamo da qui se vogliamo dare un segnale serio ai cittadini, cominciamo dal nostro senso civico, dai nostri doveri nei confronti dei cittadini. Il primo dovere è una gestione della pubblica amministrazione nell’interesse dei cittadini e non della cricca, come si è rivelata con gli ultimi scandali e i casi di malcostume che vedono coinvolti settori della politica, del governo e dello Stato. Non si può essere controllore e controllato, come nel caso di Bertolaso. La pubblica amministrazione deve tornare quella di vent’anni fa, con ruoli distinti e non con carriere parallele con la politica come avviene adesso. Tangentopoli allora coinvolse i partiti, ma non gli apparati dello Stato come avviene adesso. Di questo si deve occupare la politica. La pubblica amministrazione, la magistratura, devono essere funzionali agli interessi dei cittadini, al rispetto della legge, e non della politica come si vorrebbe. L’esigenza di un governo di responsabilità nazionale sta proprio in questo, in un nuovo metodo di interpretarne il ruolo e non in un semplicistico coinvolgimento di altre forze parlamentari. Un governo con una guida nuova, che abbia nella testa una nuova concezione del ruolo della politica nel contesto dell’identità nazionale, che recuperi il sentimento della legalità contro quel senso di illegalità e impunità che si è diffuso attraverso una politica arrogante del consenso popolare interpretato come potere di onnipotenza verso tutto e tutti.




Alatri, 17 maggio 2010 Gianfranco De Santis

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